IL SIGNIFICATO DELL'ESSERE COACH - Gabriele Merlonghi

IL SIGNIFICATO DELL’ESSERE COACH

Non avrei mai immaginato che nella mia vita sarei diventato un coach! Una persona capace di allenare altre persone nel raggiungimento dei propri obiettivi. Ancora oggi non me ne capacito. Vuoi un po’ perché la vita mi ci ha portato, vuoi un po’ perché l’ho scelto.

Ma cosa significa esattamente essere un coach?

Una volta, in una sessione con Luca Stanchieri (il mio coach), ricordo che quasi al termine del nostro incontro mi disse: “Ricorda Gabriele che il coach non è tanto un “fare” quanto un “essere”. Mi lasciò andare via con questa riflessione che ancora oggi risuona nella mia mente. Credo che a distanza di tempo ho compreso il senso di ciò che voleva comunicarmi.

Essere un coach non significa solamente assegnare il compitino di turno o sperperare qualche consiglio da buon samaritano. Essere un coach è innanzitutto una missione: significa prendere consapevolezza di quello che sei e di quello che puoi fare.

Quali sono i tuoi principi guida, i tuoi valori morali, le tue capacità, le tue più autentiche potenzialità per offrirle in primo luogo a te stesso e poi agli altri. Impegnarsi attivamente nello studio, nella lettura, nella scrittura su tutto ciò che ruota intorno ai grandi temi sociali. Sperimentare ciò che si è imparato mettendolo al servizio del singolo e della collettività.

Ma attenzione!

Essere un coach non significa aver raggiunto la perfezione: anche lui come tutti vive nella gioia e nell’inquietudine. E in questo strano e perfetto equilibrio il coach cerca sempre di migliorarsi, di superarsi, di contribuire allo sviluppo della natura umana.

Siamo sempre molto bravi ad occuparci dei bisogni degli altri che alla fine ci dimentichiamo della cosa più importante: noi stessi. Puntiamo il dito all’esterno come se la causa principale di tutti i nostri problemi fosse solo questo.

Ce la prendiamo con tutti: genitori, amici, fidanzati/e, mariti e mogli, colleghi e chi più ne ha più ne metta, andando incontro a veri e propri malesseri psico-fisici. Pensieri che ci logorano nel profondo divenendo schiavi delle nostre emozioni. E oggi, sempre più spesso, cadiamo vittime di ansie, preoccupazioni, e nel peggiore delle ipotesi a depressioni (come è successo a me).

La domanda che dovremmo farci è: “Noi, in tutto questo, dove siamo? Qual è il nostro ruolo all’interno di ciò che ci succede? Possiamo realmente trasformare la nostra vita?”

Tutte le filosofie concordano sul fatto che l’uomo può liberarsi dalla sua inquietudine e formarsi per raggiungere uno stato di perfezione. Tutte le scuole credono nella libertà della volontà grazie alla quale l’uomo ha la possibilità di migliorare sé stesso, di modificarsi e di realizzarsi.

Ecco, qui entra in gioco un coach. Si prende consapevolezza che la vita è nelle tue mani e che tu hai il potere di cambiare le cose intorno a te.

Quando mi sono assunto la responsabilità di ciò che mi stava accadendo, tutto è cambiato. Le cose, le persone, gli eventi intorno a me, hanno cominciato ad avere un senso molto profondo.

Non è cambiato l’esterno, sono cambiato io! L’esterno è rimasto sempre lo stesso. Sono io ad aver cambiato il mio modo di relazionarmi ad esso. Non ti sto parlando di illusioni ma di cose reali, concrete che ho potuto verificare nella pratica.

Tutti i più grandi maestri hanno detto: “Cambia te stesso e cambierai il mondo”. Non c’è nulla di più vero. Solo uno sciocco può pensare di poter cambiare gli altri. Ricordati che nessuno cambia se non si decide volontariamente di cambiare.

Dobbiamo cominciare a sviluppare una nuova modalità di pensiero che implica un cambiamento socio-culturale altrimenti non ci potrà essere margine di evoluzione. Ma dobbiamo farlo adesso se vogliamo veramente vivere la vita che desideriamo.

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